I Sogni Si Avverano
Richard aveva compiuto quattordici anni e aveva iniziato a
frequentare le scuole superiori. Aveva scelto un percorso specifico per
diventare psicologo. I segreti della mente ormai erano un ossessione per lui.
Persino a casa, quando parlava con sua madre, sembrava allenarsi a capire il
linguaggio del corpo. Cercava di capire se e quando mentiva. O non lo capì mai
o lei non gli mentì mai. Le lezioni si svolgevano in una grossa aula bianca,
che a Richard ricordava una gigantesca cella d’isolamento. Per la prima volta,
legò davvero con qualcuno, un po’ per gioco e un po’ per studio. Il suo nuovo
amico, che rispondeva al nome di Robert Mason, era un ragazzo simpatico e
solare. Vestiva in maniera strana, abbinando sempre colori vivaci e accesi.
Sembrava che il grigiore della tristezza non avesse nemmeno mai manifestato la
sua presenza nella vita del giovane ragazzo. Portava i capelli neri tirati
all’indietro e un paio di occhiali con la montatura di corno sfocavano gli
occhi verdi. Sul mento aveva una cicatrice che si era fatto da piccolo, cadendo
dalla bicicletta durante una corsa con gli amichetti intorno al cortile. Non
era grossa, ma si notava perfettamente. Richard l’aveva notato quasi subito,
d'altronde era impossibile non notare i pantaloni gialli che indossava quel
giorno. Mangiava da solo, seduto al tavolo nell’angolo in fondo alla mensa.
Spaghetti e puré di patate. Non sembrava essere un emarginato, ma piuttosto uno
che non aveva il minimo interesse a conoscere gli altri ragazzi dell’istituto.
Come dargli torto. Persino Richard, che alle elementari e alle medie era visto
come un idolo, un dio sceso in terra, aveva problemi con molti alunni. La
maggior parte di loro erano i classici quattordicenni che avevano scoperto le
due cose che rovinano molti adolescenti, la marjuana e l’alcol. Durante
l’intervallo si ammassavano intorno alle panchine dell’istituto, facendo girare
spinelli a tutto spiano, stando bene attenti a non farsi scoprire dai
professori. Richard li osservava. Li fissava per svariati minuti, cercando di
aprire le loro menti e scoprire cosa le aveva fottute fino a tal punto. Per lui
era inconcepibile. Vedeva questi ragazzi vantarsi di cose di cui ci sarebbe
stato soltanto di cui vergognarsi. Li vedeva annebbiare i loro problemi con
profumato fumo dell’erba. Non riusciva proprio a comprenderli e questo lo
mandava in bestia. Lui stava studiando psicologia proprio per questo, per
capire cosa ci fosse celato all’interno delle nostre menti. Aveva cercato di
analizzare la situazione sotto ogni punto di vista, giungendo alla conclusione
che era semplicemente idioti. Pecore, per essere precisi. La massa si drogava e
loro si drogavano. Ovviamente Robert non era l’unico della scuola a non
drogarsi, ma di certo era quello che più attirava l’attenzione, così un giorno
durante l’ora di pranzo Richard si presentò.
Robert fissò Richard per qualche secondo, da dietro la spessa lente degli occhiali, prima di invitarlo a sedere. Richard accettò immediatamente e si accomodò. I due iniziano a parlare del più e del meno, di passioni e hobby. Richard disse di aver sentito passare alla radio una canzone metal di un gruppo che era al debutto. Una gran bella canzone. Dopo averci pensato qualche secondo, canticchiandola a mente, ricordò che si chiamava Phantom Of The Opera e il gruppo erano gli Iron Maiden. La conversazione durò circa mezz’ora e durante tutto il tempo Richard aveva osservato il linguaggio del corpo. Aveva notato le mani, dapprima con i palmi rovesciati verso il basso e che poi col passare del tempo si erano rivolti verso l’alto, sinonimo di apertura. Aveva notato le braccia aperte, segno di disponibilità a relazionarsi con le idee altrui. Nemmeno il lieve momento della testa verso il basso gli era passato inosservato. Era avvenuto quando Richard aveva iniziato a parlare di Cheryl Revofor, una delle alunne più belle dell’intera scuola. Aveva subito cambiato discorso, notando l’imbarazzo comparso nel volto di Robert. In quel momento aveva deviato sul nuovo gruppo, gli sconosciuti Iron Maiden, ed era stato felice di notare l’indice a lato della faccia, segno di interesse.
Finito il pranzo, si salutarono e tornarono alle lezioni. Non si sarebbero mai più parlati. Robert venne investito il mattino seguente mentre si recava a scuola, morendo sul colpo.
Quando Richard venne a conoscenza della notizia, provo una strana sensazione. Si sentiva triste e fragile. Nonostante tra lui e Robert ci fossero stati soltanto quaranta minuti al massimo di conversazione, lui aveva cominciato a ritenerlo un amico. Si presentò al funerale, attirando un paio di sguardi curiosi, al quale decise di non dare peso. La grassa donna nella prima fila doveva essere la madre. Avevano lo stesso volto. Gioioso e solare. La cerimonia fu molto breve.
Per il periodo seguente i voti di Richard calarono un po’, ma non raggiunsero mai livelli pericolosi. E prima della fine dell’anno ritornarono tutti al massimo.
Gli altri anni delle superiore volarono come un lampo, senza particolari avvenimenti eccetto per uno. Giunto all’ultimo anno, Richard, si era trovato compagno di banco con Cheryl Revofor. Per lui non poteva essere posto migliore al mondo. Non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo ma era innamorato di lei dalla prima volta che l’aveva vista, quattro anni prima. Ora, che non aveva più quattordici anni ma diciotto, aveva deciso che non poteva lasciarsela scappare. Doveva farla sua prima che l’anno finisse ed ognuno di loro andasse per la sua strada. Cheryl era una ragazza dir poco fantastica. Se a quattordici anni era tra le più belle della scuola, a diciotto certamente lo era. I capelli castano chiaro le incorniciavano alla perfezione un viso angelico, mettendo in risalto i suoi occhi di un azzurro malefico. Fisicamente era un inno al peccato. Bastava uno sguardo per desiderare di fare con lei le cose più erotiche del mondo. Meravigliosa e tentatrice come una succube e allo stesso tempo elegante e innocente come una vergine. I due iniziarono a conoscersi. Richard, che nel frattempo aveva migliorato di molto le sue abilità nel capire la mente delle persone ed il linguaggio del corpo, non ci mise molto a capire l’interesse da parte di lei, seppur Cheryl cercò di tenerlo celato. Prima della fine dell’anno i due si innamorarono.
Richard pensò di non poter essere più felice. Si sbagliava.
La felicità che provava aumentò quando anche lei venne ammessa ad Oxford, dove Richard avrebbe ultimato il suo viaggio per diventare uno psicologo.
Passarono insieme i cinque anni dell’università, accumulando ricordi meravigliosi e indelebili. Serata passate a guardare la stelle, sdraiati sull’erba fresca del prato, sussurrandosi dolci parole mentre le loro labbra si sfioravano. Le mani che delicatamente accarezzavano il seno non troppo voluminoso di lei. E i suoi occhi. Quei malefici occhi azzurri che lo imprigionavano ad ogni sguardo. Guardare dentro di loro era come perdersi dentro un abisso caotico. C’erano la dolcezza di una madre, l’innocenza di una bambina, la malizia di una donna e la perversione di una peccatrice in quello sguardo. Tutto in egual misura. Ricordava ancora la prima volta che erano stati a letto insieme. Per lui era stata la prima volta in assoluto e quando ebbe finito rimase a fissare il soffitto per una decina di minuti con gli occhi sgranati. Il cuore gli saltava nel petto ad un ritmo irregolare, il basso ventre era rovente come mai lo era stato prima e il bacino era dolorante per la foga con quale lei si era avventata su di lui. Sul petto e sulla schiena era presenti segni di unghiate lunghe parecchi centimetri. Alcuni sanguinavano, seppur minimamente. Non si era mai sentito così.
Solo il giorno dopo si accorse del “pericolo”.
Gli bastò vederla un istante per desiderare di saltarle e ricominciare come la sera prima. Ne sentiva il bisogno ardente dentro di sé. Sentiva un incendio colossale divampare nei suoi pensieri, scendere fino al cuore per poi raggiungere il ventre. Era come se un veleno fosse entrato in circolo nel suo corpo e lei ne fosse l’unica cura. Per fortuna non fu mai un vero pericolo, in quanto lei era sempre ben disposta nei suoi confronti e la loro relazione continuò ancora per molto molto tempo.
Finiti gli studi, infatti, i due decisero di consacrare la loro unione nel sacro vincolo del matrimonio. Non potevano essere più felici. Richard ogni sera tornava a casa, ringraziando il Signore per quel miracolo di donna che gli dormiva accanto. Era perfetta. Stessa cosa valeva per lei. Sembravano una di quelle coppie perfette che si vedevano in televisione, con la differenza che la loro storia era reale.
Richard nel frattempo aveva coronato un altro sogno. Finalmente era diventato uno psicologo a tutti gli effetti. Era persino riuscito ad uscire da Oxford con il massimo dei voti e ad aprirsi uno studio tutto suo. Il lavoro e la donna dei suoi sogni. Se c’era qualcuno che non poteva lamentarsi della vita quello era proprio lui. L’unica cosa che non andava benissimo era sua madre. Nell’ultimo periodo si era malato di cancro, morì pochi mesi dopo.
Richard accusò il colpo in maniera positiva. Ora sua madre avrebbe potuto essere felice nel regno dei cieli ed era morta dopo aver visto suo figlio diventare un principe come lei aveva desiderato. Già perchè lui alla fine era diventato un vero e proprio principe, sposato con una bellissima principessa.
Gli mancava solo il castello e la torre.
Cheryl ovviamente gli stette accanto nel migliore dei modi per tutto il periodo dopo il lutto, anzi per ogni giorno della sua vita.
Tutto questo avveniva nel 1989. Nei sette anni seguenti Richard diventò uno psicologo di fama mondiale, riconosciuto come uno dei migliori psicologi d’America. La relazione con Cheryl era perfetta come sempre e la loro vita scorreva felice e serena come meglio non poteva. Fino a quando non giunse il trentesimo compleanno di Richard.
[7 giugno 1996, articolo sul New York Times]
TRAGEDIA IN CASA LANCASTER…
Robert fissò Richard per qualche secondo, da dietro la spessa lente degli occhiali, prima di invitarlo a sedere. Richard accettò immediatamente e si accomodò. I due iniziano a parlare del più e del meno, di passioni e hobby. Richard disse di aver sentito passare alla radio una canzone metal di un gruppo che era al debutto. Una gran bella canzone. Dopo averci pensato qualche secondo, canticchiandola a mente, ricordò che si chiamava Phantom Of The Opera e il gruppo erano gli Iron Maiden. La conversazione durò circa mezz’ora e durante tutto il tempo Richard aveva osservato il linguaggio del corpo. Aveva notato le mani, dapprima con i palmi rovesciati verso il basso e che poi col passare del tempo si erano rivolti verso l’alto, sinonimo di apertura. Aveva notato le braccia aperte, segno di disponibilità a relazionarsi con le idee altrui. Nemmeno il lieve momento della testa verso il basso gli era passato inosservato. Era avvenuto quando Richard aveva iniziato a parlare di Cheryl Revofor, una delle alunne più belle dell’intera scuola. Aveva subito cambiato discorso, notando l’imbarazzo comparso nel volto di Robert. In quel momento aveva deviato sul nuovo gruppo, gli sconosciuti Iron Maiden, ed era stato felice di notare l’indice a lato della faccia, segno di interesse.
Finito il pranzo, si salutarono e tornarono alle lezioni. Non si sarebbero mai più parlati. Robert venne investito il mattino seguente mentre si recava a scuola, morendo sul colpo.
Quando Richard venne a conoscenza della notizia, provo una strana sensazione. Si sentiva triste e fragile. Nonostante tra lui e Robert ci fossero stati soltanto quaranta minuti al massimo di conversazione, lui aveva cominciato a ritenerlo un amico. Si presentò al funerale, attirando un paio di sguardi curiosi, al quale decise di non dare peso. La grassa donna nella prima fila doveva essere la madre. Avevano lo stesso volto. Gioioso e solare. La cerimonia fu molto breve.
Per il periodo seguente i voti di Richard calarono un po’, ma non raggiunsero mai livelli pericolosi. E prima della fine dell’anno ritornarono tutti al massimo.
Gli altri anni delle superiore volarono come un lampo, senza particolari avvenimenti eccetto per uno. Giunto all’ultimo anno, Richard, si era trovato compagno di banco con Cheryl Revofor. Per lui non poteva essere posto migliore al mondo. Non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo ma era innamorato di lei dalla prima volta che l’aveva vista, quattro anni prima. Ora, che non aveva più quattordici anni ma diciotto, aveva deciso che non poteva lasciarsela scappare. Doveva farla sua prima che l’anno finisse ed ognuno di loro andasse per la sua strada. Cheryl era una ragazza dir poco fantastica. Se a quattordici anni era tra le più belle della scuola, a diciotto certamente lo era. I capelli castano chiaro le incorniciavano alla perfezione un viso angelico, mettendo in risalto i suoi occhi di un azzurro malefico. Fisicamente era un inno al peccato. Bastava uno sguardo per desiderare di fare con lei le cose più erotiche del mondo. Meravigliosa e tentatrice come una succube e allo stesso tempo elegante e innocente come una vergine. I due iniziarono a conoscersi. Richard, che nel frattempo aveva migliorato di molto le sue abilità nel capire la mente delle persone ed il linguaggio del corpo, non ci mise molto a capire l’interesse da parte di lei, seppur Cheryl cercò di tenerlo celato. Prima della fine dell’anno i due si innamorarono.
Richard pensò di non poter essere più felice. Si sbagliava.
La felicità che provava aumentò quando anche lei venne ammessa ad Oxford, dove Richard avrebbe ultimato il suo viaggio per diventare uno psicologo.
Passarono insieme i cinque anni dell’università, accumulando ricordi meravigliosi e indelebili. Serata passate a guardare la stelle, sdraiati sull’erba fresca del prato, sussurrandosi dolci parole mentre le loro labbra si sfioravano. Le mani che delicatamente accarezzavano il seno non troppo voluminoso di lei. E i suoi occhi. Quei malefici occhi azzurri che lo imprigionavano ad ogni sguardo. Guardare dentro di loro era come perdersi dentro un abisso caotico. C’erano la dolcezza di una madre, l’innocenza di una bambina, la malizia di una donna e la perversione di una peccatrice in quello sguardo. Tutto in egual misura. Ricordava ancora la prima volta che erano stati a letto insieme. Per lui era stata la prima volta in assoluto e quando ebbe finito rimase a fissare il soffitto per una decina di minuti con gli occhi sgranati. Il cuore gli saltava nel petto ad un ritmo irregolare, il basso ventre era rovente come mai lo era stato prima e il bacino era dolorante per la foga con quale lei si era avventata su di lui. Sul petto e sulla schiena era presenti segni di unghiate lunghe parecchi centimetri. Alcuni sanguinavano, seppur minimamente. Non si era mai sentito così.
Solo il giorno dopo si accorse del “pericolo”.
Gli bastò vederla un istante per desiderare di saltarle e ricominciare come la sera prima. Ne sentiva il bisogno ardente dentro di sé. Sentiva un incendio colossale divampare nei suoi pensieri, scendere fino al cuore per poi raggiungere il ventre. Era come se un veleno fosse entrato in circolo nel suo corpo e lei ne fosse l’unica cura. Per fortuna non fu mai un vero pericolo, in quanto lei era sempre ben disposta nei suoi confronti e la loro relazione continuò ancora per molto molto tempo.
Finiti gli studi, infatti, i due decisero di consacrare la loro unione nel sacro vincolo del matrimonio. Non potevano essere più felici. Richard ogni sera tornava a casa, ringraziando il Signore per quel miracolo di donna che gli dormiva accanto. Era perfetta. Stessa cosa valeva per lei. Sembravano una di quelle coppie perfette che si vedevano in televisione, con la differenza che la loro storia era reale.
Richard nel frattempo aveva coronato un altro sogno. Finalmente era diventato uno psicologo a tutti gli effetti. Era persino riuscito ad uscire da Oxford con il massimo dei voti e ad aprirsi uno studio tutto suo. Il lavoro e la donna dei suoi sogni. Se c’era qualcuno che non poteva lamentarsi della vita quello era proprio lui. L’unica cosa che non andava benissimo era sua madre. Nell’ultimo periodo si era malato di cancro, morì pochi mesi dopo.
Richard accusò il colpo in maniera positiva. Ora sua madre avrebbe potuto essere felice nel regno dei cieli ed era morta dopo aver visto suo figlio diventare un principe come lei aveva desiderato. Già perchè lui alla fine era diventato un vero e proprio principe, sposato con una bellissima principessa.
Gli mancava solo il castello e la torre.
Cheryl ovviamente gli stette accanto nel migliore dei modi per tutto il periodo dopo il lutto, anzi per ogni giorno della sua vita.
Tutto questo avveniva nel 1989. Nei sette anni seguenti Richard diventò uno psicologo di fama mondiale, riconosciuto come uno dei migliori psicologi d’America. La relazione con Cheryl era perfetta come sempre e la loro vita scorreva felice e serena come meglio non poteva. Fino a quando non giunse il trentesimo compleanno di Richard.
[7 giugno 1996, articolo sul New York Times]
TRAGEDIA IN CASA LANCASTER…