La Fine
Quello che accadde dopo lo vidi
da fuori, come un angelo o un demone che da un angolo del cielo osserva quanto
avviene nel mondo degli umani.
La Torre cominciò a emergere dal sottosuolo con lenta eleganza e maestosità. Le pareti, ricoperte dal rosa marcio dei cadaveri che le ornavano, vennero illuminate dallo splendido sole di quel pomeriggio.
Saliva verso il cielo, come una mano maledetta dal peccato in cerca della redenzione divina, mentre la terra intorno ad essa tremava e collassava su se stessa. Un vento gelido e furioso si levò all’improvviso. Tutti urlavano. Uomini, donne, bambini, persino i monti scossi dal vento parevano gridare. Nell’aria quelle grida si mescolavano l’un l’altra in una dolorosa e perversa sinfonia.
Le urla erano così intense e disperate che la Torre sembrò nascere in un silenzio monastico. Il panico divenne padrone della situazione, instillandosi dentro alle persone come ossigeno. Volti impauriti e disperati si muovevano schizofrenici in tutte le direzioni, alla ricerca di una via di salvezza, mentre le gambe correvano a più non posso. Alcuni cadevano nelle crepe che si formavano sul terreno, morendo mentre urlavano come legioni di spettri dannati. Le fondamenta delle case vibravano fino a cedere e gli edifici crollavano uno dopo l’altro in giganteschi cumuli di polvere. Gli alberi sprofondavano nella terra che fino a poco prima aveva ospitato le loro radici. I veicoli si rovesciavano e rotolavano, accompagnati dallo stridore delle lamiere e da piccole scintille, lungo i pendii dei precipizi formatisi nelle strade.
Ogni cosa veniva inghiottita dalle profondità fiammeggianti della Terra e spariva come cenere nel vento.
Fiamme nere iniziarono a correre sulla superficie, come demoniaci cacciatori in cerca di prese. Inseguivano la gente emettendo flebili e sadiche risate. Arrivano loro alle spalle, danzando come fantasmi infantili, schernendoli prima di aggredirli. Le persone colpite furono avvolte completamente da quelle fiamme, morendo consumate lentamente da esse mentre urlavano con tutte le forze che aveva in corpo.
Il giorno dell’apocalisse sembrava arrivato. Il cielo aveva mutato il suo splendido azzurro in un rosso sanguinolento con sfumature nere. Il sole ora assomigliava a un grosso cuore pulsante. L’aria aveva l’odore nauseabondo della carne carbonizzata e sembrava appesantita dal quantitativo di anime che portava con essa. Le strade e le campagne del New England erano ormai ridotte a lande desolate, mentre dalle voragini zampillavano getti di fuoco cremisi.
La Torre si gonfiava e sgonfiava, come un enorme polmone deforme, e sembrava godere nel respirare quell’aria impestata di morte e sogni infranti. Ora che era riemersa per intero mi accorsi di quanto era mastodontica. La cima della Torre sembrava poter sfiorare il cielo.
Il rumore dei pianti isterici e delle urla fu coperto dal frastuono immenso di una flotta di aerei da guerra. Normale, pensai. Prima o poi sarebbero dovuti arrivare. Una torre colossale che spunta da sotto terra portando caos e devastazione non passa inosservata. Gli aerei volarono verso di lei, tenendosi tuttavia a distanza di sicurezza. Quando il bersaglio fu agganciato fecero fuoco. Una raffica di missili sfrecciò nel cielo insanguinato colpendo in pieno la Torre.
La Torre, che nell’altra dimensione era fatta di semplice energia e per questo era indistruttibile, sulla Terra aveva una forma concreta. I missili fecero saltare per aria la struttura, che crollò su se stessa in un nube di polvere e frammenti d’ossa. Una fiammata sanguigna divampò verso l’alto, come un ultimo diabolico respiro. I corpi che rivestivano la struttura schizzarono da tutte le parti, piovendo sulla gente come una maledizione ancestrale.
I militari osservarono la Torre morire dalle cabine dei loro aerei, mentre la gente che fino a poco prima scappava in preda al panico, ora osservava incuriosita la fine di quella colossale Torre di carne e mattoni. Un gruppo di medici dell’esercito corsero verso il luogo dell’accaduto nella speranza di salvare qualche superstite.
Fu proprio alla base della Torre, ridotta ormai ad un mucchio di macerie, che vennero accolti da un uomo sulla sessantina, dall’aspetto elegante e ben curato. Indossava un gessato blu con una cravatta rossa. Iniziò a parlare, con quella voce estranea ma allo stesso tempo familiare. Non urlò, fu un tono calmo e gentile, ma che risuonò nelle orecchie della gente di tutto il mondo, come se quella voce fosse sia nell’aria che nelle loro anime. Le persone iniziarono a rivolgere sguardi spaventati verso il cielo, sentendosi come minuscoli insetti al cospetto di Dio nel giorno del giudizio.
Miei cari, il mio nome è Richard Lancaster. Avete distrutto la Torre e per questo meritate i miei più sinceri elogi, tuttavia è mio compito informarvi che la Torre è immortale.
I militari si guardarono tra di loro per un istante, prima di impugnare le armi. Puntarono le armi contro Richard, il quale non diede il minimo cenno di paura. Continuò a parlare, con la sua tipica voce calma e suadente, come se niente fosse, sotto gli occhi esterrefatti e minacciosi dei militari.
La Torre nasce dal Male e il Male è ubicato nei vostri cuori fin dalla vostra nascita. Proprio per questo motivo Lei rinascerà ancora e ancora, fino a quando voi non estirperete il Male dai vostri cuori. Credete di poter sconfiggere il Male, voi che siete delle inutili cianfrusaglie di un Dio distratto? Io credo di no, cari miei. Io credo di no.
Tutti tacquero. Le mani dei militari cominciarono a tremare come se le armi fossero diventate pesanti come macigni. Gli occhi di tutti cercavano una risposta nel cielo insanguinato mentre lacrime colme di disperazione infiammavano i loro occhi. Nei loro cuori sentivano il peso della loro paura, il fardello della morte e allo stesso tempo il senso di vuoto generato dall’impotenza. In quel momento avrebbero invidiato la grandezza di un acaro.
Richard Lancaster scomparì nel nulla, lasciando dietro soltanto le sue parole, accompagnate dalle riflessioni che portavano con loro e una risata.
Una risata così carica di soddisfazione e malvagità che risuonò in tutto il Pianeta, facendolo tremare per un ultimo breve istante che per gli uomini durò come un secolo. Cent’anni vissuti nell’angosciante attesa dell’abbraccio gelido della Morte. I resti delle Torre iniziarono a liquefarsi e a sfrigolare come sangue bollente, insinuandosi nelle profondità della terra.
Poi tutto fu avvolto dal silenzio.
La Torre era morta…per ora.
La Torre cominciò a emergere dal sottosuolo con lenta eleganza e maestosità. Le pareti, ricoperte dal rosa marcio dei cadaveri che le ornavano, vennero illuminate dallo splendido sole di quel pomeriggio.
Saliva verso il cielo, come una mano maledetta dal peccato in cerca della redenzione divina, mentre la terra intorno ad essa tremava e collassava su se stessa. Un vento gelido e furioso si levò all’improvviso. Tutti urlavano. Uomini, donne, bambini, persino i monti scossi dal vento parevano gridare. Nell’aria quelle grida si mescolavano l’un l’altra in una dolorosa e perversa sinfonia.
Le urla erano così intense e disperate che la Torre sembrò nascere in un silenzio monastico. Il panico divenne padrone della situazione, instillandosi dentro alle persone come ossigeno. Volti impauriti e disperati si muovevano schizofrenici in tutte le direzioni, alla ricerca di una via di salvezza, mentre le gambe correvano a più non posso. Alcuni cadevano nelle crepe che si formavano sul terreno, morendo mentre urlavano come legioni di spettri dannati. Le fondamenta delle case vibravano fino a cedere e gli edifici crollavano uno dopo l’altro in giganteschi cumuli di polvere. Gli alberi sprofondavano nella terra che fino a poco prima aveva ospitato le loro radici. I veicoli si rovesciavano e rotolavano, accompagnati dallo stridore delle lamiere e da piccole scintille, lungo i pendii dei precipizi formatisi nelle strade.
Ogni cosa veniva inghiottita dalle profondità fiammeggianti della Terra e spariva come cenere nel vento.
Fiamme nere iniziarono a correre sulla superficie, come demoniaci cacciatori in cerca di prese. Inseguivano la gente emettendo flebili e sadiche risate. Arrivano loro alle spalle, danzando come fantasmi infantili, schernendoli prima di aggredirli. Le persone colpite furono avvolte completamente da quelle fiamme, morendo consumate lentamente da esse mentre urlavano con tutte le forze che aveva in corpo.
Il giorno dell’apocalisse sembrava arrivato. Il cielo aveva mutato il suo splendido azzurro in un rosso sanguinolento con sfumature nere. Il sole ora assomigliava a un grosso cuore pulsante. L’aria aveva l’odore nauseabondo della carne carbonizzata e sembrava appesantita dal quantitativo di anime che portava con essa. Le strade e le campagne del New England erano ormai ridotte a lande desolate, mentre dalle voragini zampillavano getti di fuoco cremisi.
La Torre si gonfiava e sgonfiava, come un enorme polmone deforme, e sembrava godere nel respirare quell’aria impestata di morte e sogni infranti. Ora che era riemersa per intero mi accorsi di quanto era mastodontica. La cima della Torre sembrava poter sfiorare il cielo.
Il rumore dei pianti isterici e delle urla fu coperto dal frastuono immenso di una flotta di aerei da guerra. Normale, pensai. Prima o poi sarebbero dovuti arrivare. Una torre colossale che spunta da sotto terra portando caos e devastazione non passa inosservata. Gli aerei volarono verso di lei, tenendosi tuttavia a distanza di sicurezza. Quando il bersaglio fu agganciato fecero fuoco. Una raffica di missili sfrecciò nel cielo insanguinato colpendo in pieno la Torre.
La Torre, che nell’altra dimensione era fatta di semplice energia e per questo era indistruttibile, sulla Terra aveva una forma concreta. I missili fecero saltare per aria la struttura, che crollò su se stessa in un nube di polvere e frammenti d’ossa. Una fiammata sanguigna divampò verso l’alto, come un ultimo diabolico respiro. I corpi che rivestivano la struttura schizzarono da tutte le parti, piovendo sulla gente come una maledizione ancestrale.
I militari osservarono la Torre morire dalle cabine dei loro aerei, mentre la gente che fino a poco prima scappava in preda al panico, ora osservava incuriosita la fine di quella colossale Torre di carne e mattoni. Un gruppo di medici dell’esercito corsero verso il luogo dell’accaduto nella speranza di salvare qualche superstite.
Fu proprio alla base della Torre, ridotta ormai ad un mucchio di macerie, che vennero accolti da un uomo sulla sessantina, dall’aspetto elegante e ben curato. Indossava un gessato blu con una cravatta rossa. Iniziò a parlare, con quella voce estranea ma allo stesso tempo familiare. Non urlò, fu un tono calmo e gentile, ma che risuonò nelle orecchie della gente di tutto il mondo, come se quella voce fosse sia nell’aria che nelle loro anime. Le persone iniziarono a rivolgere sguardi spaventati verso il cielo, sentendosi come minuscoli insetti al cospetto di Dio nel giorno del giudizio.
Miei cari, il mio nome è Richard Lancaster. Avete distrutto la Torre e per questo meritate i miei più sinceri elogi, tuttavia è mio compito informarvi che la Torre è immortale.
I militari si guardarono tra di loro per un istante, prima di impugnare le armi. Puntarono le armi contro Richard, il quale non diede il minimo cenno di paura. Continuò a parlare, con la sua tipica voce calma e suadente, come se niente fosse, sotto gli occhi esterrefatti e minacciosi dei militari.
La Torre nasce dal Male e il Male è ubicato nei vostri cuori fin dalla vostra nascita. Proprio per questo motivo Lei rinascerà ancora e ancora, fino a quando voi non estirperete il Male dai vostri cuori. Credete di poter sconfiggere il Male, voi che siete delle inutili cianfrusaglie di un Dio distratto? Io credo di no, cari miei. Io credo di no.
Tutti tacquero. Le mani dei militari cominciarono a tremare come se le armi fossero diventate pesanti come macigni. Gli occhi di tutti cercavano una risposta nel cielo insanguinato mentre lacrime colme di disperazione infiammavano i loro occhi. Nei loro cuori sentivano il peso della loro paura, il fardello della morte e allo stesso tempo il senso di vuoto generato dall’impotenza. In quel momento avrebbero invidiato la grandezza di un acaro.
Richard Lancaster scomparì nel nulla, lasciando dietro soltanto le sue parole, accompagnate dalle riflessioni che portavano con loro e una risata.
Una risata così carica di soddisfazione e malvagità che risuonò in tutto il Pianeta, facendolo tremare per un ultimo breve istante che per gli uomini durò come un secolo. Cent’anni vissuti nell’angosciante attesa dell’abbraccio gelido della Morte. I resti delle Torre iniziarono a liquefarsi e a sfrigolare come sangue bollente, insinuandosi nelle profondità della terra.
Poi tutto fu avvolto dal silenzio.
La Torre era morta…per ora.