Prologo
Mi chiamo Philip e ho quarantasette anni.
Sono (anche se a questo punto sarebbe più giusto dire ero, visto che ho più la minima speranza di uscire vivo da questa situazione) un esploratore dell’occulto. Coltivo questa passione da quando avevo dieci anni, giorno in cui lessi per la prima volta La Casa Stregata di Howard P. Lovecraft. Mi appassionai moltissimo del genere, al punto da recuperare tutte le opere di Lovecraft e di Edgar Allan Poe. Ricordo ancora quando andavo a cercare qualche signore a cui lavare la macchina o tagliare l’erba o pitturare la staccionata, per potermi guadagnare i soldi per un nuovo libro. Passavo interi pomeriggi, seduto all’ombra di un grande albero nelle calde giornate estive e sul comodo divano in pelle accanto al camino in quelle invernali, a leggere e rileggere i loro racconti. Ancora vividi nella mia mente sono i versi di storie come I Delitti della Rue Morgue, La Caduta della Casa Usher di Poe e La Città Senza Nome e I Sogni nella Casa Stregata di Lovecraft.
Le parole, emozionanti al punto da sembrar danzare sulla carta bianca delle pagine che le ospitavano, venivano catturate dai miei occhi e scendevano giù, sempre più giù, arrestando la loro discesa soltanto dopo aver raggiunto il più profondo e arcano posto della mia anima.
Una volta lì, ancorate nei recessi più segreti e angusti della nostra persona, facevano vibrare quelle corde cupe e misteriose che solo il terrore più puro e atavico riesce a far smuovere. Percepivo quelle vibrazioni scorrere lungo il mio corpo come brividi vivi e spettrali allo stesso tempo.
Fu proprio quel terrore sublime, dotato del suo irresistibile e sconvolgente fascino, a stregarmi e decidere del mio futuro. Non passava giorno in cui non desiderassi provare quelle emozioni. Mi sentivo come un eroinomane o, ancor peggio, un uomo innamorato. Amavo quel terrore come una donna e ne ero assuefatto.
Iniziai così a studiare l’occulto e tutto ciò che ne fa parte. Sognavo di trovare posti nel nostro mondo dove quel terrore così affascinante, sensuale e irresistibile, ma pur sempre immaginario, diventasse reale.
Visitai castelli, case e qualsiasi altro posto dove si fosse consumata una tragedia. Vivevo nella speranza di trovare le anime dannate che sono rimaste intrappolate nel nostro mondo. Cercavo libri e testi antichi contenenti rituali per evocare entità dotate di incommensurabili conoscenze.
Non trovai nulla di più di qualche insignificante (almeno rispetto alle mie aspettative) rilevamento elettronico di presenze ectoplasmatiche.
Stavo per arrendermi, abbandonare i miei sogni (anche se forse sarebbe meglio definirli incubi) e accettare la triste realtà.
Quella realtà dove non c’è spazio per il terrore affascinante e misterioso che rivive nei racconti di straordinari scrittori.
Quella realtà dove la gente ti guarda come se fossi uno squilibrato quando parli degli orrori cosmici di Lovecraft e poi, ogni sera, cenano davanti al telegiornale, digerendo le loro pietanze insieme alle notizie di stupri o omicidi come se nulla fosse.
Quella realtà dove i mostri non hanno i vestiti lacerati, la bava alla bocca e gli occhi fiammeggianti. Non si nascondono sotto il letto, negli armadi o negli sgabuzzini. Assolutamente no. In quella realtà i mostri sono persone, con indosso vestiti eleganti, sorrisi smaglianti e occhi rassicuranti. Non si nascondono, non ne hanno bisogno, perché nessuno li riconosce fino a quando non sente i loro artigli piantarsi nella carne della schiena.
Proprio quando la resa era ormai imminente, venni a conoscenza di una casa dispersa da qualche parte (non scriverò dove per salvaguardare almeno in parte alte persone da ciò che mi sta accadendo). Lo presi come un segno e decisi che sarebbe stata la mia ultima avventura.
Non avrei mai immaginato che fosse davvero l’ultima.
Scriverò questo diario (fino a quando la mente ancora mi consentirà di farlo) sperando che in qualche modo possa uscire da qui e testimoniare ciò che ho vissuto e vivrò ancora qui dentro.
E tu, chiunque tu sia, che hai trovato questo diario PERFAVORE NON RENDERLO PUBBLICO IN ALCUN MODO, BRUCIA LA CASA E SCAPPA PIU’ LONTANO CHE PUOI.
NON ENTRARE, NON ENTRARE ASSOLUTAMENTE!
Confidando nel fatto che un Dio esista, sono sicuro che con gli infiniti poteri di cui dispone esaudirà il mio desiderio. Perché se questa casa esiste davvero, e non si trova solo nella mia testa, deve essere nata per mano del Demonio.
Non può essere altrimenti.
Se ti stai chiedendo quali razze di abomini vivano celati da queste antiche mura, che odorano dei secoli e della decomposizione dei secoli, sappiate che la risposta è non lo so. Se vi state chiedendo quale razza di suoni sinistri e incomprensibili riecheggino nel silenzio delle stanze, polverose e ornate con macabro gusto, sappiate che la risposta è ancora non lo so.
Non so più cosa sia reale e cosa sia nella mia mente.
Proprio per questo motivo i giorni (che a me sembrano piuttosto secoli mascherati da giorni) che ho trascorso qui dentro hanno angustiato senza sosta la mente e l’anima della mia persona.
Soltanto Dio sa quanto tempo ancora resisterò qui dentro prima che la morte giunga (con tutta probabilità sarò io a invitarla) avvolta nel nero sudario in sella al suo cavallo d’ossa e decida di trafiggere quello che rimane di me con l’argento freddo della sua falce.
Partirò dal principio, ma prima di cominciare ti ripeterò ancora una volta la mia premessa, perché essa è di vitale importanza.
Tu, chiunque tu sia, che hai trovato questo diario PERFAVORE NON RENDERLO PUBBLICO IN ALCUN MODO, BRUCIA LA CASA E SCAPPA PIU’ LONTANO CHE PUOI.
NON ENTRARE, NON ENTRARE ASSOLUTAMENTE!
Perché il terrore, quello misterioso, affascinante ed infinito che fino a qualche giorno fa stavo accettando come immaginario, è reale.
Reale e… letale.
Sono (anche se a questo punto sarebbe più giusto dire ero, visto che ho più la minima speranza di uscire vivo da questa situazione) un esploratore dell’occulto. Coltivo questa passione da quando avevo dieci anni, giorno in cui lessi per la prima volta La Casa Stregata di Howard P. Lovecraft. Mi appassionai moltissimo del genere, al punto da recuperare tutte le opere di Lovecraft e di Edgar Allan Poe. Ricordo ancora quando andavo a cercare qualche signore a cui lavare la macchina o tagliare l’erba o pitturare la staccionata, per potermi guadagnare i soldi per un nuovo libro. Passavo interi pomeriggi, seduto all’ombra di un grande albero nelle calde giornate estive e sul comodo divano in pelle accanto al camino in quelle invernali, a leggere e rileggere i loro racconti. Ancora vividi nella mia mente sono i versi di storie come I Delitti della Rue Morgue, La Caduta della Casa Usher di Poe e La Città Senza Nome e I Sogni nella Casa Stregata di Lovecraft.
Le parole, emozionanti al punto da sembrar danzare sulla carta bianca delle pagine che le ospitavano, venivano catturate dai miei occhi e scendevano giù, sempre più giù, arrestando la loro discesa soltanto dopo aver raggiunto il più profondo e arcano posto della mia anima.
Una volta lì, ancorate nei recessi più segreti e angusti della nostra persona, facevano vibrare quelle corde cupe e misteriose che solo il terrore più puro e atavico riesce a far smuovere. Percepivo quelle vibrazioni scorrere lungo il mio corpo come brividi vivi e spettrali allo stesso tempo.
Fu proprio quel terrore sublime, dotato del suo irresistibile e sconvolgente fascino, a stregarmi e decidere del mio futuro. Non passava giorno in cui non desiderassi provare quelle emozioni. Mi sentivo come un eroinomane o, ancor peggio, un uomo innamorato. Amavo quel terrore come una donna e ne ero assuefatto.
Iniziai così a studiare l’occulto e tutto ciò che ne fa parte. Sognavo di trovare posti nel nostro mondo dove quel terrore così affascinante, sensuale e irresistibile, ma pur sempre immaginario, diventasse reale.
Visitai castelli, case e qualsiasi altro posto dove si fosse consumata una tragedia. Vivevo nella speranza di trovare le anime dannate che sono rimaste intrappolate nel nostro mondo. Cercavo libri e testi antichi contenenti rituali per evocare entità dotate di incommensurabili conoscenze.
Non trovai nulla di più di qualche insignificante (almeno rispetto alle mie aspettative) rilevamento elettronico di presenze ectoplasmatiche.
Stavo per arrendermi, abbandonare i miei sogni (anche se forse sarebbe meglio definirli incubi) e accettare la triste realtà.
Quella realtà dove non c’è spazio per il terrore affascinante e misterioso che rivive nei racconti di straordinari scrittori.
Quella realtà dove la gente ti guarda come se fossi uno squilibrato quando parli degli orrori cosmici di Lovecraft e poi, ogni sera, cenano davanti al telegiornale, digerendo le loro pietanze insieme alle notizie di stupri o omicidi come se nulla fosse.
Quella realtà dove i mostri non hanno i vestiti lacerati, la bava alla bocca e gli occhi fiammeggianti. Non si nascondono sotto il letto, negli armadi o negli sgabuzzini. Assolutamente no. In quella realtà i mostri sono persone, con indosso vestiti eleganti, sorrisi smaglianti e occhi rassicuranti. Non si nascondono, non ne hanno bisogno, perché nessuno li riconosce fino a quando non sente i loro artigli piantarsi nella carne della schiena.
Proprio quando la resa era ormai imminente, venni a conoscenza di una casa dispersa da qualche parte (non scriverò dove per salvaguardare almeno in parte alte persone da ciò che mi sta accadendo). Lo presi come un segno e decisi che sarebbe stata la mia ultima avventura.
Non avrei mai immaginato che fosse davvero l’ultima.
Scriverò questo diario (fino a quando la mente ancora mi consentirà di farlo) sperando che in qualche modo possa uscire da qui e testimoniare ciò che ho vissuto e vivrò ancora qui dentro.
E tu, chiunque tu sia, che hai trovato questo diario PERFAVORE NON RENDERLO PUBBLICO IN ALCUN MODO, BRUCIA LA CASA E SCAPPA PIU’ LONTANO CHE PUOI.
NON ENTRARE, NON ENTRARE ASSOLUTAMENTE!
Confidando nel fatto che un Dio esista, sono sicuro che con gli infiniti poteri di cui dispone esaudirà il mio desiderio. Perché se questa casa esiste davvero, e non si trova solo nella mia testa, deve essere nata per mano del Demonio.
Non può essere altrimenti.
Se ti stai chiedendo quali razze di abomini vivano celati da queste antiche mura, che odorano dei secoli e della decomposizione dei secoli, sappiate che la risposta è non lo so. Se vi state chiedendo quale razza di suoni sinistri e incomprensibili riecheggino nel silenzio delle stanze, polverose e ornate con macabro gusto, sappiate che la risposta è ancora non lo so.
Non so più cosa sia reale e cosa sia nella mia mente.
Proprio per questo motivo i giorni (che a me sembrano piuttosto secoli mascherati da giorni) che ho trascorso qui dentro hanno angustiato senza sosta la mente e l’anima della mia persona.
Soltanto Dio sa quanto tempo ancora resisterò qui dentro prima che la morte giunga (con tutta probabilità sarò io a invitarla) avvolta nel nero sudario in sella al suo cavallo d’ossa e decida di trafiggere quello che rimane di me con l’argento freddo della sua falce.
Partirò dal principio, ma prima di cominciare ti ripeterò ancora una volta la mia premessa, perché essa è di vitale importanza.
Tu, chiunque tu sia, che hai trovato questo diario PERFAVORE NON RENDERLO PUBBLICO IN ALCUN MODO, BRUCIA LA CASA E SCAPPA PIU’ LONTANO CHE PUOI.
NON ENTRARE, NON ENTRARE ASSOLUTAMENTE!
Perché il terrore, quello misterioso, affascinante ed infinito che fino a qualche giorno fa stavo accettando come immaginario, è reale.
Reale e… letale.